L'Egitto rimarrà fino all'Eternità - Memphis Tours Egitto


Si tratta di un complesso avveniristico, direttamente a contatto con il luminoso passato delle Dinastie faraoniche, vistane l’ubicazione a ridosso delle piramidi di Gizah e della Sfinge, che a guardia dell’eternità dell’area sacra più famosa della storia fungerà da tramite ideale con una struttura destinata a raccoglierne l’eredità e a eternarne il nome.

Il progetto, che oramai più di due anni fa è risultato vincitore del concorso, è firmato dell’architetto Shih-Fu Peng, dello Studio Heneghan di Dublino, e prevede la realizzazione di un vasto numero di edifici direttamente nel deserto con vista appunto sulle piramidi. In primo luogo il “Grande Museo Egizio”, con la facciata in alabastro lucido, che permetterà alla luce del sole di penetrare, opportunamente filtrata e dunque dagli effetti attenuati, all’interno della costruzione. La ricca collezione esposta presenterà un’organizzazione diacronica, ad iniziare dal periodo predinastico, e lo sviluppo di vaste tematiche per ogni momento temporale considerato: “in particolare verrà data ampia considerazione alle attività di corte, ma anche alla vita quotidiana delle classi subalterne, in un rimando ininterrotto di elementi, in grado di suggerire confronti tra diversi stili di vita, a loro volta indicativi dei differenti livelli di sviluppo sociale”, dice Yasser Mansour, Coordinatore Generale del nuovo museo.

Particolare attenzione verrà conferita all’esperienza di Amarna, centrale nella storia dell’Egitto e più in generale nel percorso di maturazione in senso monoteista del sentimento religioso occidentale: un simile esperimente di attenzione religiosa rivolta a un unica divinità prese vita con Amenophis IV (Akhenaton), che attorno al 1350 a. C. impose l’adorazione di Aton, il la dea Sole, come elemento centrale ed esaustivo del precedente pantheon, da lui eliminato. I reperti di Amarna, provenienti da scavi per lo più recenti o fino ad ora relegati nel dimenticatoio dei magazini di altri musei in Egitto e all’estero, saranno numerosi e significativi e abbelliranno con la loro austera presenza numerose sale dell’erigendo spazio museale.
“in particolare verrà data ampia considerazione alle attività di corte, ma anche alla vita quotidiana delle classi subalterne, in un rimando ininterrotto di elementi, in grado di suggerire confronti tra diversi stili di vita, a loro volta indicativi dei differenti livelli di sviluppo sociale”, dice Yasser Mansour, Coordinatore Generale del nuovo museo.
A contornare gli spazi espositivi e a rendere maggiormente fruibili le antichità in mostra saranno pensati pannelli con testi, grafici, foto e ricostruzioni al computer, redatti in più lingue e di semplice consultazione; inoltre sale per conferenze, spazi adeguati per mostre temporanee e persino un auditorium completeranno l’opera degli architetti, che “stanno per dar corpo a una delle sette meraviglie del mondo moderno, proprio a ridosso dell’unica tra le sette meraviglie dell’antichità ancora in piedi: la piramide di Cheope”, fa rilevare Zahi Hawass, Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità egizie e archeologo sempre presente dove vi sia un avvenimento di impatto mondiale.
Di fronte alla possibile obiezione se una simile coistruzione non deturperà la prospettiva visiva sulla piana di Gizah, l’architetto Shih-Fu Peng fa notare la scarsa invasività dell’intero comprensorio, che risulterà discreto e funzionale e che sarà opportunamente isolato da un ampio muro di cinta, realizato con pietre semipreziose.
E i costi per un simile “mostro” architettonico? Su questo aspetto delicato si è mostrato rassicurante Farouk Hosni, Ministro della Cultura del Governo Mubarak: “I 550 milioni di dollari previsti per la realizzazione del Grande Museo Egizio non devono spaventare! – ha assicurato Hosni – Saranno infatti in parte a carico di numerosi enti benefici o scientifici internazionali e in parte raccolti con i proventi delle esposizioni di pezzi pregiati all’estero, come la mostre di parte del tesoro di Tut Ankh Amon (una lo scorso anno a Basilea, un’altra in corso a Los Angeles). Il Governo del Cairo dovrà sborsare ben poco! E poi da non dimenticare i benefici: si prevede che il flusso annuale turistico, oggi attorno a 7 milioni di unità all’anno, possa aumentare di un milione di visitatori grazie al nuovo Museo”.
Intanto i responsabili dello storico Museo Egizio, fatto costruire nel 1902 in Piazza Tahrir, in centro al Cairo, non stanno certo a guardare e ne accelerano il riammodernamento grazie soèprattutto alla collaborazione scientifica di istituzioni italiane. La scorsa estate Farouk Hosni e Zahi Hawass hanno comunicato che presto prenderà avvio il piano di miglioramento di parecchi spazi espositivi del famoso Museo, con il fondamentale ausilio di architetti italiani, coordinati dalla nostra Ambasciata in Egitto: sono previsti numerosi interventi tecnici a migliorare l’illuminazione e la ventilazione delle sale più importanti, comprese quelle in fondo al primo piano, che contengono il tesoro di Tut Ankh Amon.
Ma un progetto ancora più significativo è stato ratificato tra Zahi Hawass e l’Istituto Internazionale del Papiro di Siracusa, nella persona del Direttore Corrado Basile; ha preso a funzionare un laboratorio, unico nel suo genere, mirato al restauro e alla conservazione a lungo termine degli oltre 30.000 papiri, molti dei quali frammentari e mal conservati. L’istituto siracusano, che ha investito in questo progetto ben 50.000 euro, acquistando le apparecchiature più moderne per il restauro e per la lettura dei reperti, fornirà esperti e know-how per una formazione adeguata di tecnici locali. Il patrimonio papirologico dei magazzini del Museo Egizio cairota è immenso; ho personalmente lavorato a testi di Omero provenienti da Tebtynis, che hanno, unitamente ad altri documenti, apportato novità su questo villaggio dell’oasi del Fayum, completamente ignorate dai papirologi della missione italo-francese che lì scava da anni e che su 10.000 testi recuperati ne ha vergognosamente pubblicati meno di 10. Questo a dimostrazione che una ricerca tra il materiale conservato nelle cantine di importanti musei può rivelarsi più fruttuosa di onerosi e, in questo avvelenato clima di politica internazionale, pericolosi scavi archeologici.

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